PROVINCIA DI SALERNO

PROVINCIA CILENTANA


STORIA DEL CILENTO

Cartina antica del Cilento
Cartina antica del Cilento

 Il Cilento è quella sub-regione che chiude a sud la provincia di Salerno e che dal 1991 con la legge 397 è quasi per intero confluita nel Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.Apartire dal IV secolo a.C,Lucani,Romani e Cristiani d'oriente intrecciarono traffici ed alleanze,avviarono conflitti e guerre,occuparono e rifondarono città,trasformando il Cilento in un crogiuolo,dove si fondono e si mescolano popoli e culture.Con la caduta dell'Impero di Occidente intorno al VI secolo d.C. iniziò,anche per il Cilento,il lungo periodo delle dominazioni barbariche:i Visigoti di Alarico,il diffondersi del Monachesimo Basiliano, l'imposizione feudale dei Longobardi,i continui attacchi e scorrerie dei Saraceni.Ed ancora una volta ci fù l'incontro tra civiltà diverse,nacquero abbazie e cenobi in cui coesisterono il rito greco e quello latino,lasciandoci splendidi gioielli come la Badia di Pattano con la Cappella di S.Filadelfo gli affreschi della Cappella Basiliana a Lentiscosa.Nel 1076,la conquista dei Normanni trasformò il Cilento in terra di Baroni, latifondi e sfruttamenti.I Sanseverino,gli Svevi,gli Angioini,combatterono, congiurarono,e le loro tirannie sovente innescarono rivolte; l'intero territorio fu smembrato tra nobili senza scrupoli che,tra il XVI ed il XVII secolo,scrissero una delle pagine più tristi e crudeli di questa terra,contribuendo anche alla nascita del Brigantaggio . Di molti villaggi si perdono addirittura le tracce, abbandonati per sfuggire alle difficoltà  economiche e alle continue traversie. Tuttavia, proprio nel Medioevo, gli apporti delle varie dominazioni Longobarde, Saracene, Normanne, Sveve, Angioine e Aragonesi definiscono quello che costituisce l'attuale assetto del paesaggio del Parco del Cilento. L'arcaico sistema dei percorsi di crinale, messo ai margini dalle vie di penetrazione Romana, nel Medioevo trova una nuova rivitalizzazione e si corona di una trama di paesi, insediamenti, chiese e santuari, sviluppati secondo la trama organizzativa precedente alla dominazione Romana. Castelli feudali, centri fortificati e villaggi rurali anche di piccole dimensioni (illustrati nelle foto in basso) disegnano l'intero paesaggio, senza dimenticare, quanto fatto nei secoli addietro, dall'opera dei monaci basiliani e benedettini. I borghi medievali, i palazzi gentilizi e baronali e i castelli difensivi ci raccontano, dunque, la storia orgogliosa e tormentata del Cilento e del Vallo di Diano sotto le varie dominazioni succedutesi nel Medioevo. Le angherie e lo sfruttamento subito dalle classi disagiate nel corso dei secoli, contribuirono alla nascita prima del brigantaggio e successivamente all'insorgere degli sfortunati quanto eroici moti insurrezionali che scoppiarono a più riprese dal 1799, sino al 1848.

Carlo Pisacane
Carlo Pisacane

E finalmente, dopo il sacrificio di Carlo Pisacane, (nella foto accanto) immolato nei pressi di Sanza, le genti del Cilento e del Vallo di Diano, riconquistarono l'agognata libertà. Carlo Pisacane (Napoli, 22 agosto 1818 - Sanza, 2 luglio 1857), è stato un rivoluzionario del Risorgimento italiano. Antiautoritario, precursore del socialismo libertario e primo anarchico italiano, il suo pensiero è legato essenzialmente all’anarchismo proudhoniano. Carlo Pisacane fu uomo di pensiero e d'azione; aveva una concezione filosofico-politica formatasi dalle letture di Carlo Cattaneo e di Pierre Joseph Proudhon, che lo fece approdare ad una socialista, federalista e antiautoritaria. I principi basilari del suo pensiero sono tre: libertà e associazione sono termini complementari. Non esiste libertà senza uguaglianza; il Risorgimento deve essere rivoluzione mediante rivoluzionario, nel senso che deve eliminare le ineguaglianze sociali e non essere un movimento banalmente teso alla costruzione di uno Stato nazionale; il popolo è mosso soprattutto dai bisogni materiali piuttosto che da quelli ideali (come sosteneva invece Mazzini). L'idea rivoluzionaria in Carlo Pisacane fu sempre centrale. Egli rifiutò ardentemente l’idea di uno Stato autoritario, auspicando un'associazione dicomuni federati libertariamente.

FENOMENO DEL BRIGANTAGGIO NEL CILENTO

Carmine Crocco
Carmine Crocco

Il brigante,in generale,era una persona violenta,ma religiosa,veniva da famiglia povera,in genere contadini o pastori,aveva prestato servizio militare nelle truppe borboniche,facilmente aveva subìto qualche sopruso dai nuovi regnanti che lo portava ad odiarli ciecamente e si aggregava in bande guidate da"comandanti",dotati di grande carisma, come Carmine Crocco,Giuseppe"Ninco Nanco"Summa, Gaetano Tranchella, Gaetano Manzo e Giuseppe Tardio e la banda Schiavone  (questi ultimi illustrati nelle foto in basso). Tra la Basilicata,la Campania e la Calabria si contavano oltre 350 bande a cui appartenevano oltre 9000 briganti,un vero esercito.Ogni banda,aveva assegnata, possiamo dire,la sua "zona di competenza" che talvolta si univano tra di loro per effettuare operazioni ritenute molto rischiose. Si finanziavano,oltre che con gli "aiuti" inviati dai Borbone e dallo Stato Pontificio, on rapine,sequestri, estorsioni a danno di persone ricche. Nel 1863 venne introdotta la Legge Pica fatta apposta per risolvere la"questione meridionale".Con tale legge venne proclamato lo stato d'assedio, effettuati rastrellamenti di renitenti alla leva, sospetti, pregiudicati, per le strade era vietato formare gruppi di più di tre persone e la popolazione che forniva aiuti ai briganti veniva punita con la fucilazione senza processo.La Legge Pica diede i suoi frutti, in poco più di due anni il brigantaggio venne sconfitto e con esso vennero distrutti interi villaggi di gente comune.


IMMAGINI DI STORIA CILENTANA

© dei rispettivi autori